1918 La grande epidemia by Chiaberge Riccardo

1918 La grande epidemia by Chiaberge Riccardo

autore:Chiaberge, Riccardo [Chiaberge, Riccardo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Epidemie
ISBN: 9788851138042
editore: De Agostini Libri
pubblicato: 2016-08-22T22:00:00+00:00


Margherita Kaiser Parodi, a dispetto di quel cognome teutonico e imperiale, non è il tipo da creare problemi, nessuno si lamenta di lei, e la sua lealtà al tricolore è fuori discussione. Provate però a immaginare cosa dev’essere stato, per una ragazza borghese come lei, cresciuta negli agi, dormire su un pagliericcio per terra, senza riscaldamento, senza luce elettrica né acqua corrente, in mezzo ai topi, alle mosche e ai pidocchi. Con le camerate piene di feriti e moribondi, soldati dilaniati dalle mitragliatrici e dagli shrapnel, proiettili di mortaio, schegge di granata che li hanno squartati, accecati, mutilati, gli hanno portato via la faccia, fracassato i femori o la spina dorsale. E molti arrivano con le gambe inzuppate di fango e di sangue, bisogna disincrostarli con la benzina, a volte ci vogliono giorni solo per staccare dalla pelle la stoffa dei pantaloni. Dopo gli assalti vengono a centinaia, urlanti, piangenti, istupiditi dal terrore. E quando gli austriaci usano i gas al cloro sugli altipiani, nel maggio del 1916, i soldati colpiti sembrano ubriachi, occhi stravolti, schiuma alla bocca, respiro affannoso. Impacchi caldi, ghiaccio, ossigeno, nulla riesce ad alleviare le loro sofferenze.

Ma i momenti peggiori, Margherita li avrà vissuti all’ospedale chirurgico mobile di Pieris, sull’Isonzo, dove viene dislocata nell’ottobre del 1916. Un viaggio nell’orrore delle armi moderne, di quelle stesse armi che insieme ai cantieri navali hanno fatto la ricchezza della sua dinastia. Lì vede più da vicino come impattano sulla carne umana le cartucce per fucili e i bossoli da cannone prodotti nelle fonderie di famiglia, a Campo Tizzoro e a Fornaci di Barga, 36 000 tonnellate di rame e altre leghe metalliche fornite al regio esercito per massacrare il nemico, mentre il nemico restituisce il favore con altri proiettili, altre bombe prodotte da altre famiglie, a nord delle Alpi. E spesso tocca proprio a lei, alla piccola Margherita erede degli Orlando fabbricanti d’armi, prendersi cura delle vittime. Lavare, disinfettare, bendare, dare l’etere o il bicchierino di cognac a chi sta per essere operato. Quante volte sarà rimasta con un braccio, una gamba in mano, mentre i medici finiscono di ricucire il moncone. Ragazzi di vent’anni che tornano a casa senza piedi o senza mani, con il volto sfigurato. E il puzzo insopportabile delle cancrene, i gemiti, le invocazioni dei moribondi. Sono i cosiddetti “non sgombrabili”, i feriti gravi che non si possono trasportare, e devono essere soccorsi in loco: addominali, toracici, cranici, con lesioni spinali, o ustionati dalle bombe incendiarie. “Sorella”, “mamma”, la chiamano. E si aggrappano a lei fino all’ultimo, come a una persona cara, i più disperati arrivano a chiederle una pistola, per farla finita. Un calvario quotidiano, specialmente nei mesi caldi, quando l’ospedale è invaso da mosche e zanzare, coi ricoverati che chiedono acqua e si strappano di dosso le coperte, e la loro nudità spaventa e imbarazza le crocerossine. Peggio se poi è finito il cloroformio, e dalla sala di medicazione si alzano grida lancinanti, o se scarseggia il disinfettante per i pavimenti, e l’aria diventa irrespirabile.



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